Cos’è il rischio nella sicurezza sul lavoro
11 Luglio 2024
Sicurezza
Conoscere il rischio legato all’attività lavorativa è il primo e fondamentale passo per attuare una strategia di prevenzione e protezione. La sicurezza sul lavoro è necessaria per garantire la salute e il benessere dei lavoratori, ma anche degli spazi fisici aziendali, dei beni economici e della reputazione delle aziende.
Dedichiamo questo articolo interamente al concetto di rischio sul lavoro, spiegando quali sono i vari tipi di rischi connessi all’attività professionale e come individuare le misure di prevenzione e protezione necessarie. Un obbligo, quest’ultimo, che spetta al datore di lavoro.
Definizione di rischio
“Rìschio (ant. risco) s. m. [der. di rischiare]. – 1. a. Eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili”.
Questa è la definizione di rischio nella lingua italiana, secondo il vocabolario Treccani.
In ambito lavorativo, dunque, la definizione di rischio può dunque essere riassunta come la probabilità che un evento dannoso si verifichi e produca conseguenze negative sulla salute o sull’integrità fisica delle persone. Il rischio è quindi una combinazione tra la probabilità di accadimento e la gravità del danno potenziale.
La valutazione del rischio è il primo obbligo dei datori di lavoro in fatto di sicurezza. Da questa valutazione preliminare infatti dipende tutta la strategia di prevenzione e protezione. Leggi anche: Valutazione dei rischi professionali: quanto è importante?
I rischi sul luogo di lavoro
Ogni azienda svolge una propria valutazione dei rischi poiché in ciascun luogo di lavoro, i rischi possono assumere diverse forme. Le tipologie di rischio e la probabilità che un evento accada dipendono da diversi fattori, che includono ad esempio le attività svolte, gli spazi, la concentrazione di persone, i materiali utilizzati ecc.
Per ogni tipologia di rischio è necessario attuare un’apposita strategia di prevenzione e protezione. Ecco le tipologie principali:
Rischio chimico
Il rischio chimico deriva dall’esposizione a sostanze chimiche pericolose, che possono causare intossicazioni, irritazioni o patologie;
Rischio biologico
Il rischio biologico è associato all’esposizione a agenti patogeni come batteri, virus, funghi e parassiti, che possono provocare infezioni e malattie;
Rischio fisico
Il rischio fisico comprende fattori come rumore, vibrazioni, radiazioni e temperature estreme, che possono avere effetti nocivi su organi, articolazioni e funzioni corporee;
Rischio da impianti
Il rischio da impianti è legato alla presenza e all’utilizzo di impianti industriali e macchinari, che possono causare incidenti e infortuni sul lavoro, se non adeguatamente gestiti;
Rischio da attrezzature
Il rischio da attrezzature riguarda l’uso di strumenti e apparecchiature di lavoro, che possono causare lesioni se non vengono utilizzati correttamente;
Rischio da videoterminale
Il rischio da videoterminale si riferisce ai problemi di salute legati all’uso prolungato di computer e altri dispositivi con schermo, come affaticamento visivo e disturbi muscolo-scheletrici;
Rischio psicosociale
Il rischio psicosociale è legato a fattori come stress lavorativo, molestie e burn-out, che possono influire negativamente sulla salute mentale e fisica del lavoratore.
Il rischio psicosociale deriva da un’organizzazione o un’attività lavorativa che se non gestita in modo adeguato può causare stress, depressione, burnout e altri disturbi di natura psicologica.
Rischio, danno, prevenzione e protezione
Accanto al concetto di rischio, ci sono dei concetti paralleli, che è indispensabile conoscere.
Il primo concetto è quello di danno, che possiamo definire come il risultato del materializzarsi di un rischio. Ad esempio, il risultato di un incendio, di un infortunio da macchinario, di una perdita di gas nocivi ecc.
Quando il danno è a carico di beni, attrezzature e spazi aziendali si parla di danno materiale. Quando è a danno del personale, si parla di danno biologico.
In alcuni casi, vi è anche il danno ambientale (si verifica per esempio in caso di incendi, perdite di gas o di sostanze tossiche ecc).
Molto spesso, in caso di incidenti che coinvolgono la salute dei lavoratori o l’ambiente, l’azienda va anche incontro al danno reputazionale.
Altro concetto è quello della prevenzione, che consiste nell’adozione di misure volte a evitare che il rischio si manifesti. Dunque include la formazione dei lavoratori, la manutenzione delle attrezzature, la diffusione di buone pratiche, la sorveglianza da parte delle figure preposte ecc.
Ultimo concetto è quello di protezione, che consiste nell’uso di dispositivi e procedure per ridurre l’impatto di un rischio qualora si verifichi. Rientra nelle strategie di protezione, per esempio, l’uso di dispositivi di protezione individuale (DPI) e collettiva, l’elaborazione di piani di emergenza, la simulazione delle procedure di evacuazione ecc.
A cosa servono i DPI?
Se parliamo di rischio non possiamo non parlare anche dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), strumenti essenziali per garantire la sicurezza dei lavoratori. I DPI proteggono da vari rischi, come lesioni fisiche, esposizione a sostanze chimiche e agenti biologici, temperature estreme, ambienti con aria rarefatta ecc.
Esiste quindi una gamma molto ampia di DPI, che spazia da caschi a guanti, da occhiali protettivi a maschere respiratorie, da linee vita a dissipatori di energia ecc. Si tratta sempre di dispositivi specifici per le diverse tipologie di rischio.
La formazione dei lavoratori per la sicurezza
Non meno dei DPI, la formazione è un elemento cruciale nella gestione della sicurezza sul lavoro. In prima battuta, è un obbligo di legge. Il datore di lavoro deve garantire la formazione sulla sicurezza a tutti i lavoratori.
L’obiettivo della formazione generica dedicata a tutti i lavoratori è proprio quella di mettere in condizione tutte le persone che operano all’interno dell’azienda di riconoscere i rischi, utilizzare correttamente i DPI e seguire le procedure di sicurezza.
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